Proprio ieri pensavo a questo aspetto e oggi voglio dirti qualcosa in più a questo riguardo. Prova a pensare a una situazione nella quale oggi vorresti più risultati. Nel lavoro? Nella vita privata? E in che cosa nello specifico? Con i tuoi colleghi e collaboratori vorresti più partecipazione? Vorresti clienti migliori? Magari invece vuoi migliorare il tuo rapporto con il tuo compagno/a o con qualcun altro.

Pensaci…

Certo, i fattori che entrano in campo sono molteplici. Il tipo di rapporto che hai generato con loro, le tue capacità comunicative e la tua leadership, l’abilità con cui in primis guidi te stesso. Tutte cose importantissime e imprescindibili. Ciò detto, le cose appena menzionate potrebbero non essere sufficienti. Solo se saprai mettere in campo l’ingrediente segreto che sto per svelarti, allora potrai ottenere tanto di quello che vuoi (potrei dire tutto ma non esagero 😉

L’ingrediente è semplice, ma usarlo, lo è un pochino meno. Sei pronto?

FAI SENTIRE IMPORTANTE CHI HAI ACCANTO.

Semplice vero? No. O meglio, lo sarebbe in teoria, nella pratica lo è meno per il seguente motivo. Condizionamento: siamo abituati a notare ciò che non va e meno ciò che va. Una delle caratteristiche del bambino (piccole pillole di Analisi Transazionale) è quella di non sentirsi ok rispetto a un adulto, anche quando vive in una fantastica famiglia piena di amore.
La condizione del Non ok, deriva dal fatto che il bambino, per sua natura, non è autonomo e non può cavarsela nel mondo senza una figura genitoriale di riferimento. Un bambino appena nato ha assoluta necessità di qualcuno che lo nutra, che lo cambi, che si prenda cura di lui. La figura genitoriale di riferimento (mamma, papà, nonni, babysitter o la suora se cresciuti in collegio) sono percepiti dal bambino, come “quelli ok” perché loro possono, conoscono e sanno.

A un certo punto, nella crescita del bambino si sviluppa la parte “adulta” e si crea la necessità di sentirsi ok. Così il bambino inizia a fare le cose in autonomia (un disegno, una capriola, un compito) cercando continuamente approvazione: “Mamma guarda cosa so fare”, “Guarda cosa ho fatto”. Il motivo per cui lo fa è perché vuol sentirsi dire BRAVO. Questo bravo conferma appunto la creazione del mio nuovo stato : “Io sono ok”.

Ma accade, e nemmeno troppo di rado, che la società risponda in modo differente.

“Mamma guarda che bel disegno”. “Smettila con queste sciocchezze e vai a fare i compiti!”
“Guarda cosa so fare” “Ma sei scemo? Non fare così che ti fai male!”

Poi si aggiunge la scuola, dove il sistema prevede che le correzioni (almeno ai miei tempi era così) vengano fatte con la penna rossa su un foglio dove nessuno evidenziava cosa avevi fatto bene, ma solo gli errori, in rosso, così che fossero ben visibili. E d’altra parte, se facevi bene, ti veniva detto che “hai fatto solo il tuo dovere!”

In buona sostanza, siamo spesso stati abituati a sentirci poco ok e a dover continuamente dimostrare quanto valiamo, in primis a noi stessi. È un argomento che affrontiamo nella serata di Analisi Transazionale che dura oltre 3 ore. Dovendo qui fare una super sintesi, il punto è che siamo allenati a notare ciò che non va in noi e negli altri. Di conseguenza, trovare quello che va, dare valore e sottolineare ciò che va bene e fa sentire importante una persona, a volte diventa un compito arduo.

Se siamo severi con noi stessi, diventa difficilissimo notare ciò che facciamo bene e il compito diventa altrettanto impegnativo con gli altri, per il semplice motivo che non ci siamo abituati! Magari ci sforziamo anche, ma… è inutile..!! Le scritte rosse ci balzano agli occhi più facilmente di quelle verdi che nessuno ci sottolineava e che si fa fatica a individuare.

Il problema è che però, non facendolo, inneschiamo un meccanismo poco produttivo e nessuno, se non si sente ok, sarà disposto a fare realmente le cose con entusiasmo e motivazione. Magari esegue un ordine, un comando, perché sei suo Padre o sua Madre, perché ha paura di perderti o perché sei il suo capo, ma non sta scegliendo di seguirti: lo fa perché in qualche modo è “obbligato”.

Se vuoi invece che le cose migliorino davvero, allora devi fare sentire speciale chi hai accanto. E per speciale non intendo dirgli “Bravo!” ma poi aggiungere tutto quello che non va. Comunicagli invece quanto conta per te e quanto apprezzi quello che fa e quello che è. Se riuscirai a far sentire speciale quella persona, non solo sarà molto più stimolata a fare le cose al meglio, ma si creerà un legame speciale con te (perché si sentirà stimato, amato, apprezzato e capito) e sarà anche più propenso ad accettare eventuali future critiche o correzioni.

Vuoi un paio di esercizi che possono esserti di grande aiuto, se fai parte di quelle persone che non sono abituate a notare ciò che va?

1 – Allena il tuo focus. Per 21 giorni prendi un impegno con te stesso e scrivi un elenco, ogni giorno, di 10 cose che di buono ci sono nella tua vita e 10 cose che di buono hai fatto nella giornata. Se stai pensando “ma ogni giorno 10 cose diverse? e dove le trovo!!” allora ti confermo, è l’esercizio perfetto per te.

2 – Questo secondo esercizio è fisico: prendi la tua mano destra e porta il palmo sulla spalla sinistra. Fatto? Adesso datti qualche pacca e ripeti ad alta voce” BRAVO”. Ci scherzo su, ma davvero: impara a dirti bravo, ricordati quanto vali e comportati con rispetto per te. Sii speciale prima di tutto per te stesso, farlo con gli altri sarà una naturale conseguenza, così come i risultati. Provare per credere…

Buon lavoro! 🙂

Gabriella Rania

 

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