Da quando ho scritto il libro “Genitori Coach” non passa settimana che qualche genitore con figli adolescenti mi contatti per chiedermi aiuto rispetto alla mancanza di motivazione del ragazzo. Nella richiesta le parole che vengono usate sono legate alla voglia di studiare del figlio o quella di andare a scuola. Il ragazzo viene descritto come un mollaccione indolente piuttosto che come una sorta di fannullone perditempo. Il genitore in questione, in totale buonafede, si aspetta dei suggerimenti che sortiscano l’effetto come di una pillola magica. Cosa posso fare? Cosa devo dirgli?

In passato, quando i genitori di oggi erano i figli di ieri come venivano motivati a loro volta? Fondamentalmente i metodi utilizzati erano due: la violenza e la creazione di sensi di colpa. Non avevi voglia di studiare? Urli, offese, minacce e ricatti andavano per la maggiore. La Leadership del genitore in passato era questa. Se esegui alla prima, sei ok. Altrimenti sarà la forza, l’autorità a domarti.

I genitori che non possedevano questa sorta di potere violento e autoritario utilizzavano la creazione di sensi di colpa come arma motivazionale. E spesso ottenevano il risultato. Molti genitori, che oggi utilizzano questi stessi metodi, hanno meno successo rispetto al passato e quello che ottengono non è utile in nessun caso. Se il figlio si muove dopo le minacce, in futuro avrà sempre bisogno di un capo che lo guidi e non svilupperà abbastanza la propria personalità. Se nonostante le minacce o i sensi di colpa il figlio continua a non voler studiare, la rabbia e il senso di impotenza del genitore aumentano, ottenendo mancanza di lucidità nel poter essere di supporto al figlio.

Vogliamo parlare di come i nostri figli vengono motivati all’interno del sistema scolastico? Negli ultimi 100 anni il mondo si è evoluto incredibilmente. Siamo passati dal telegrafo allo smartphone, dalla carrozza a cavalli ad automobili autoguidate, dalla carta al digitale. La scuola invece non è molto diversa da 100 anni fa. Nella maggior parte delle classi delle scuole medie e superiori ci sono ancora lavagne e gessetti come ai tempi di mio nonno e c’è anche lo stesso banco con la superficie in formica con il buco che serviva per contenere l’inchiostro utile alle penne dei primi del ‘900.

Gli insegnanti non sono gli stessi di 100 anni fa, ma il sistema si! Un sistema basato solo sul giudizio e sulla valutazione degli alunni. Un sistema che è stato creato ai tempi della rivoluzione industriale con lo scopo di preparare i bambini al mondo del lavoro, inteso come esecuzione di ordini. Un sistema basato sul dovere e sull’apprendimento di programmi stabiliti.

Anche gli insegnanti hanno problemi simili a quelli dei genitori riguardo la motivazione. Gli insegnanti del passato “educavano” nella maggior parte dei casi con minacce, violenze e umiliazioni. Io stesso e la maggior parte dei miei compagni di scuola abbiamo ricordi di bacchettate date sulle dita, di urli e offese da parte degli insegnanti di allora. Nessuno ha mai insegnato ai genitori o agli insegnanti come motivare! Quindi cosa può fare un genitore o un insegnante per sopperire alla mancanza di motivazione di un figlio o di uno studente?

Un ottimo modello a cui un genitore può ispirarsi è quello del Coach, dell’allenatore sportivo di successo che abbiamo diviso in cinque passi.

 

AVER CHIARO L’OBIETTIVO DA FAR RAGGIUNGERE: nella maggior parte dei casi i ragazzi studiano pensando che quello sia il traguardo, invece che un mezzo per raggiungere l’obiettivo finale. Un atleta decide di incominciare ad allenarsi pensando a quale trofeo vorrà vincere o quale traguardo vorrà raggiungere. Un ragazzo demotivato dallo studio probabilmente vive la quotidianità scolastica come un dovere, come un obbligo e non come uno step verso qualcosa di stimolante che lui stesso ha scelto.

CONOSCERE I PUNTI DI FORZA E LE AREE DI MIGLIORAMENTO: spesso i genitori non sono obiettivi nei confronti delle capacità o delle caratteristiche personali di un figlio. È più facile che un genitore si aspetti o speri che il figlio cresca in un determinato modo, mentre un Coach per poter far rendere al meglio l’atleta è fondamentale che conosca oggettivamente i punti forti per poterli ricordare, e le aree deboli per poterle far migliorare.

FARE LEVA: se possiedo un obiettivo da far raggiungere – e sono consapevole dei punti di forza e delle aree di miglioramento di mio figlio – allora posso fare leva. A seconda delle caratteristiche del ragazzo, posso utilizzare come leva il piacere o il dolore. Cosa intendo? Per piacere significa fare in modo che tuo figlio si muova per andare incontro al sogno, al desiderio, creando immagini che lo proiettino nel piacere, nella gioia dell’ottenimento del risultato desiderato. Se invece tuo figlio è motivato dal dolore, dovrai fargli vivere il fallimento, la sconfitta causata dal fatto che non sta facendo quello che serve per il risultato. Chiaramente se ti manca l’obiettivo scelto da tuo figlio, non hai alcuna possibilità di fare leva e motivare.

RICORDARE IL VALORE: quando tuo figlio è fermo, svogliato o demotivato, nella maggior parte delle volte non ricorda più il proprio valore e in questo caso puoi fare la differenza in negativo o in positivo. Lo puoi affossare ulteriormente mortificandolo, aggredendolo, offendendolo o minacciandolo. Oppure puoi ricordargli i successi precedenti, quello che ha già ottenuto e la persona che è veramente. Una persona che stimi!

GRATIFICARE: anche se sei cresciuto in un mondo in cui non venivi gratificato dai risultati che ottenevi (perché veniva ritenuto normale o semplicemente “il tuo dovere”), non commettere lo stesso errore con tuo figlio. Ogni volta che lo merita, non aver riserve nel dirgli “Bravo” e nel lodarlo sia per il risultato che per l’impegno.

 

Se decidi di diventare l’allenatore, il coach dei tuoi figli (o dei tuoi alunni) permetterai a loro di accedere al massimo delle potenzialità che dispongono e tu sarai uno strumento di crescita e di evoluzione. La stessa mentalità ti servirà anche con collaboratori e partner di vita, a condizione che tu assuma la responsabilità del risultato anziché cercare le colpe.

Sono certo che anche tu fai del tuo meglio con gli strumenti che disponi e questo potrebbe non bastare. Quindi il mio invito è quello di sviluppare 3 competenze che potresti aver trascurato in questi anni.

 

1 – ATTEGGIAMENTO concentrati di più sul come fai le cose, anziché sul cosa fare. Un genitore o un insegnante impreparato su questo aspetto può compiere danni nel momento esatto in cui potrebbe fare la differenza. Un allenatore di successo riesce nei momenti critici a far accedere a risorse che la squadra o l’atleta non pensavano di avere.

2 – COMUNICAZIONE impara e perfeziona il tuo stile comunicativo e ricorda che la comunicazione è una competenza che non ha niente a che fare con la cultura o la conoscenza. Comunicare non significa spiegare o parlare, ma far comprendere il messaggio e le intenzioni al tuo interlocutore. In questo caso tuo figlio.

3 – LEADERSHIP PERSONALE se non sarai tu a guidare tuo figlio, ci sarà qualcun altro a farlo al posto tuo, magari con intenzioni e obiettivi diversi dai tuoi. Non intendo la tua attitudine al comando, la tua capacità di essere autoritario, ma la tua abilità nell’essere autorevole. E a comprendere le difficoltà di tuo figlio, per esserne infine un prezioso supporto.

Buon lavoro!

Stefano Denna

 

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